La Repubblica Socialista del Vietnam è uno dei paesi del Sud-est asiatico con le migliori prospettive di crescita economico-sociali. Dal 1986, quando fu lanciato dal Governo il processo di riforme a favore del mercato e del settore privato, conosciuto come “Đổi Mới” (cambiamento), il Vietnam ha fatto grandi passi avanti nel suo percorso di sviluppo ed è riuscito a portare 40 milioni di persone sopra la soglia di povertà e a raggiungere nel 2010 lo status di Paese a reddito medio-basso. Tra il 2002 e il 2022 infatti, il PIL pro capite annuo è aumentato di 3,6 volte, raggiungendo 4.087 dollari USA. Non meno significativi i risultati dello sviluppo umano – “Human Development Index” (HDI) che è passato da 0,463 nel 1980 a 0,703 nel 2021. Il tasso di povertà è diminuito dal 58,1% nel 1992 al 4,8% nel 2020, il tasso di alfabetizzazione è cresciuto da 84% nel 1979 al 96% nel 2019 e l’aspettativa di vita è passata da 66 anni nel 1980 a 74 anni nel 2022.
Il Paese ha una popolazione di 97,5 milioni di abitanti per il 50% al di sotto dei 30 anni, si tratta dunque di una popolazione giovane e numerosa che rappresenta una delle più grandi forze lavoro nel Sud-est asiatico. Le persone in età lavorativa rappresentano quasi il 70% del totale. La popolazione del Vietnam continuerà a crescere costantemente nei prossimi cinque anni e si prevede che raggiungerà i 100,4 milioni entro il 2024. Attualmente due terzi della popolazione del Paese vive in zone rurali, anche se si tratta di una percentuale in costante diminuzione (nel 2000 il 75% viveva in zone rurali). La densità di popolazione del Vietnam varia in base alle zone, con la maggior parte delle persone concentrata in tre aree: il delta del fiume Rosso, la regione sud-orientale e il delta del fiume Mekong.
Il Vietnam ha fatto degli investimenti diretti esteri (IDE) una pietra miliare della propria economia cercando di renderli la base sulla quale fondare la propria crescita e stabilità economica. Le esportazioni vietnamite sono guidate dagli IDE in misura pari al 73% del totale. La relativa stabilità politica ed economica, insieme a iniziative legislative orientate a incoraggiare gli investitori stranieri, hanno consentito agli IDE di crescere in un’ampia gamma di settori e svariate località del Paese.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) l’economia del Paese è cresciuta del 2,6% nel 2021, e dovrebbe raggiungere l’8% nel 2022 confermando una notevole resilienza agli shock, compresa la pandemia COVID-19. Nei prossimi anni la crescita del PIL potrebbe mantenersi su livelli elevati, tuttavia sono numerose le sfide che il Paese deve affrontare se vuole raggiungere lo status di Paese a reddito medio-alto entro il 2030 come dichiarato nella Strategia di Sviluppo Socio-economico (SEDS) 2021-2030. La straordinaria crescita degli ultimi trent’anni è stata infatti sostenuta dalla rapida accumulazione di capitale e dall’ampia offerta di manodopera proveniente dalle zone rurali. Questo modello di crescita diventerà però più difficile da sostenere man mano che la transizione da un’economia agricola a un’economia industriale sarà pienamente realizzata e la forza lavoro crescerà più lentamente. Inoltre la crescita dei redditi che ha accompagnato l’aumento del PIL non permetterà più al Paese di essere competitivo a livello internazionale grazie al basso costo del lavoro. La crescita dovrà quindi essere trainata da tecnologie e “know how” avanzati e da una maggiore efficienza economica per evitare la “trappola del reddito medio”.
Fonte FMI
Il Vietnam deve inoltre compiere ulteriori sforzi per portare avanti le riforme a favore delle forze di mercato e al contempo per la sostenibilità sociale e ambientale della propria crescita. L’aumento della produttività è una priorità urgente, non meno del rafforzamento dei sistemi di previdenza sociali e del miglioramento della parità di genere e della partecipazione femminile all’occupazione.
La quota di energia idroelettrica sta ora diminuendo, rendendo il carbone la principale fonte di elettricità. L’impegno a raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, coerentemente con gli impegni assunti a Glasgow nel 2021 con la COP26, richiede cambiamenti radicali nel sistema economico. Per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili occorre fermare i nuovi investimenti nelle centrali tradizionali a carbone, sostenere la transizione energetica verso energie rinnovabili e accelerare la creazione di un mercato del carbonio.
La grande estensione costiera, la posizione geografica, la topografia e i climi diversi contribuiscono a rendere il Vietnam uno dei Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico, dunque è essenziale l’adozione di adeguate misure di mitigazione e adattamento. Dette misure sono chiaramente individuate nei Nationally Determined Contributions (NDCs). Inoltre a dicembre 2022 le Autorità vietnamite e i Donatori G7 hanno annunciato una Just Energy Transition Partnership (JETP) per la decarbonizzazione del Paese che è stata inclusa nel più recente piano energetico (Power Development Plan – PDP8). Il PDP8 si propone l’obiettivo di soddisfare la domanda di energia elettrica del Vietnam nei prossimi decenni aumentando progressivamente il peso delle energie rinnovabili e riducendo fino all’azzeramento l’impiego delle centrali tradizionali a carbone.